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Riccardo

Riccardo

Storia di un uomo che si è trovato davanti alla bellezza massima…

C’era una volta il Conte De Leo. Era bruttissimo; aveva le spalle curve come boomerang, il naso come un’escrescenza e puzzava di cipolla. Possedeva case, appartamenti e qualsiasi altro bene materiale. In più collezionava opere d’arte. Aveva anche sposato molte donne bellissime per circondarsi di bellezza, sperando per osmosi, di riceverne un po’. Ovviamente ciò servi soltanto a renderlo più insoddisfatto. Quindi comprò quartieri, città intere, da cui allontanava tutte le persone brutte.
“Voglio comprare la bellezza, è l’unica cosa che mi manca. Dovete aiutarmi!” – disse ai suoi sudditi – “e chi mi consiglierà male, morirà all’istante”.
“Signore, si compri la casa automobilistica Ferrari, vedrà come diventerà bello in giro per le strade”.
“Già comprata. Rimango comunque brutto”. Così tagliò la testa del malcapitato.
Si poteva dunque supporre la tensione che c’era per le strade di DeLeste (ebbene sì, era arrivato a ribattezzare la sua città con il suo nome).
“Signore, si compri una clinica di chirurgia estetica e vedrà che bello che diventerà”.
“Stai dicendo che sono brutto? – tuonò – Solo io lo posso dire!” E gli tagliò la testa.
Il Conte De Leo capitò a Parigi dove vi era l’unica opera che non era riuscito a comperare: la Gioconda. Si diceva che il dipinto possedesse particolari poteri: la sua anima poteva parlare e suggerire risposte a dubbi amletici. “Voglio vederla!” esclamò risoluto a una delle tante mogli. Lei rispose “Oooh, ti amo!” e lui le tagliò la testa. Spiace scoprire i difetti del conte con il passare della narrazione ma almeno adesso possiamo affermare che era anche uno stronzo.
Arrivò al Louvre e notò una coda interminabile davanti al “suo” dipinto (lo considerava già suo) e gridò: “Andate tutti a vedere subito il San Girolamo a fianco, è bellissimo e non se lo fila nessuno”. Tutta la fila, sapendo chi era il Conte, obbedì all’istante, ma fu troppo lenta: lui tagliò la testa a tutti. Potete immaginare la tristezza del San Girolamo.
Si avvicinò all’enigmatica dama dipinta: “Uè, Gioconda!” esordì arrogante
“Qual è la vera bellezza? Mi sono circondato di donne, amici, oggetti costosissimi, ho comprato perfino delle vedute dalle quali ammirare bellissimi tramonti ma ho l’impressione che mi manchi qualcosa”.
La Gioconda lo guardò e lui iniziò a tossire violentemente, senza sosta, fino a sputare sangue. Ci stava rimanendo morto stecchito.
“In questo momento – disse l’opera – hai un tumore. La tua arroganza e cattiveria non ti hanno mai permesso di scoprirlo e curarti. Sei sempre stato superficiale e ora morirai”.
Il Conte, con un filo di voce, bisbigliò: “Almeno rispondimi, qual è la massima bellezza? L’ho cercata ovunque ma non l’ho trovata”
“E’ benigno” rispose lapidaria la Gioconda.
Il volto del De Leo si illuminò, la salutò e si fece curare immediatamente. Vendette tutti i suoi averi, chiese scusa al mondo intero, persona per persona, divorziò da tutte le mogli che aveva sposato, si allontanò da tutti i falsi amici che lo circondavano e ribattezzò DeLeste con il nome che aveva prima.

Riccardo Deleo