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Patrizia

Patrizia

Il luogo affollato e anonimo, impregnato di odori soffocanti provenienti dalle cucine, dai magazzini, dai reparti, alcuni chiusi, altri aperti ad invasioni di ogni sorta,
Orrendo! Dico,ecco, mi trovo a Calcutta o a Kabul, ma che faccio qui?
Tranquilla, asettica clinica oltre oceano o oltre alpe no eh?
Nessuno mi parla, mi sistemano su un letto qualsiasi, (dico, questi chi sono? che devo fare?) Poi mi dicono dove abiti? Adesso conta fino a 10… Black out.

Silenzio e profumo di pulito, lenzuola fresche, sole sul mio letto, il dolore si sente latente perchè la voglia di vedere è forte. Un volto bello, indimenticabile, sorridente, sereno, mi porta il fagotto sul letto. Le curve dalla fronte al naso, perfette, cioè piccole, lisce, senza grinze, la bocca immobile, aperta. Gli occhi sono chiusi come un guerriero di Gengis Khan a riposo. Il sole ora illumina la testa, il cranio coperto da un pelo color mogano. Un dominante riflesso rosso. ora la bocca si muove un pò a lato, ammicca un sorriso, meglio di John Wayne in ‘Ombre Rosse’, meglio di Grant in ‘Caccia al Ladro’. E’ paffuto questo volto allora penso al sergente Garcia, l’attendente di Zorro. E non riesco a togliere lo sguardo, rimarrò sempre così, a guardare, tutta la vita.

Patrizia Barone